Per un mondo sempre più inclusivo, Tenderly sostiene Save the Children nel suo impegno a supporto delle famiglie che vivono in contesti a maggior rischio di emarginazione ed esclusione sociale. Con la testimonianza di Mary Tanda, coordinatrice del Punto Luce e operatrice del progetto Fiocchi in Ospedale di Sassari, ripercorriamo insieme alcuni momenti importanti di un anno difficile che però non ha piegato la forza di volontà e l’impegno di molte operatrici e di molti operatori sul campo che hanno fatto la differenza per molte famiglie in difficoltà.

Quando manca anche il coraggio di chiedere.

“Da quando è scoppiata l’emergenza ci siamo subito resi conto che alcune famiglie che sosteniamo con i nostri progetti, tra Punto Luce, Fiocchi in Ospedale, Spazio Mamme e Futuro Prossimo, avrebbero avuto ancora più necessità del nostro supporto.” Così inizia il racconto di Mary, coordinatrice del Punto Luce di Sassari e operatrice del progetto Fiocchi in Ospedale. Come tante altri operatrici e operatori sul territorio, Mary è stata quotidianamente in contatto con ragazzi e bambini per proporre attività educative da fare a casa e con altrettanti genitori per aiutarli da un punto di vista materiale facendo fronte ad un periodo di difficoltà economiche.“Abbiamo anche supportato le famiglie nella compilazione dei moduli per fare domanda e ottenere i buoni spesa erogati dallo Stato, anche perché molte famiglie non avevano un computer a casa, non avevano connessione internet e quindi da sole non riuscivano a farlo. Abbiamo anche acquistato delle ricariche telefoniche perché ovviamente molti avevano necessità di usare il telefono. Quindi ci siamo, ci siamo sempre stati, anche per quelle famiglie che a volte non avevano nemmeno il coraggio di chiedere. Con noi però negli anni si è instaurato un rapporto di fiducia, quindi per fortuna sono riuscite ad aprirsi e a manifestare i loro bisogni.

Fiocchi in ospedale: un supporto concreto per i neo genitori

Di questo periodo mi porterò nel cuore tanti visi, tante mamme, tanti bambini. In particolare una mamma che quando è scoppiata l’emergenza del coronavirus era a pochi giorni dal parto e aveva il terrore di dover andare in ospedale da sola: ovviamente questo per lei è stato davvero un fattore ansiogeno in quella situazione. La notte in cui sentiva di dover partorire ha lasciato il marito a casa con gli altri figli e il tragitto di strada che l’ha portata in ospedale sino all’ingresso della struttura l’ha passato al telefono con me mentre cercavo di tranquillizzarla. Con le altre operatrici abbiamo sentito le ginecologhe e le ostetriche dell’ospedale perché naturalmente grazie al progetto “Fiocchi in Ospedale” noi abbiamo contatti con tutto il personale ospedaliero, soprattutto con il reparto nascite. Così la donna è stata accolta con gentilezza e allegria, si sono presi cura di lei e del suo bambino.Il giorno dopo aver partorito mi ha chiamata felice del fatto che le erano stati accanto e che non si era sentita affatto sola. Questo per tutte noi operatrici è stato un motivo di grande gioia, tutte quante abbiamo festeggiato a distanza, ma insieme, perché questa nascita ha rappresentato la vera gioia in mezzo a tanta sofferenza.